Le Mudra
Scopri i Gesti Che Armonizzano Corpo e Mente
Benvenuto/a nell'affascinante mondo delle mudra, potenti gesti delle mani che hanno il potere di armonizzare il corpo e la mente. Scopri come le mudra possono influenzare positivamente la tua salute e il tuo benessere.
In un dolce sussurro di parole, desidero sottolineare che il mio viaggio verso le mudra non è stato un percorso intrapreso dall’oggi al domani. È un’eredità di saggezza, un dono di conoscenza che desideriamo passare di generazione in generazione, un’immersione profonda nello studio.
Tra il ‘se’ e il ‘ma’, in quel delicato equilibrio, meditiamo l’azione. Cerchiamo di svelare il mistero che si cela dietro ogni pensiero che nasce nella mente di ciascuno di noi. È un viaggio interiore, un’esplorazione dell’ignoto.
In un dolce sussurro di parole, desidero sottolineare che il mio viaggio verso le mudra non è stato un percorso intrapreso dall’oggi al domani. È un’eredità di saggezza, un dono di conoscenza che desideriamo passare di generazione in generazione, un’immersione profonda nello studio.
Tra il ‘se’ e il ‘ma’, in quel delicato equilibrio, meditiamo l’azione. Cerchiamo di svelare il mistero che si cela dietro ogni pensiero che nasce nella mente di ciascuno di noi. È un viaggio interiore, un’esplorazione dell’ignoto.
Una mudra è un gesto delle mani che si utilizza durante la meditazione. Le mudra possono influenzare il flusso di energia nel corpo e portare equilibrio mentale ed emotivo. Possono essere eseguite seduti, in piedi o in combinazione con le *asana.
*Le asana sono semplicemente le posizioni che fai nello yoga. Immagina di piegarti, allungarti o stare in equilibrio in modi diversi. Queste posizioni aiutano il tuo corpo a diventare più forte, flessibile e rilassato. Quando pratichi uno yoga, le asana sono come le mosse in un gioco. Fai queste mosse seguendo il respiro e concentrandoti sulla tua mente e sul tuo corpo. Alla fine, ti sentirai più calmo, concentrato e in forma!
Le mudra offrono una vasta gamma di benefici per la salute e il benessere. Alcuni dei principali vantaggi includono:
La pratica delle mudra coinvolge il posizionamento consapevole delle mani e delle dita per influenzare il flusso di energia nel corpo. Le mudra possono essere eseguite singolarmente o in combinazione con la respirazione e la meditazione per massimizzare i benefici.
Prima di postare questa pagina web, ho pensato e ripensato a ciò che ogni cultura poteva interpretare nel dire che le mudra nel passato era l’insieme di tutte le religioni. Oggi penso che non vi è libertà alcuna se non dire ciò che si crede nel rispetto di ogni fede. Posso dire per dovere che ho contemplato ogni posto sacro e ogni sua via e giungo alla conferma mia di molto tempo fa.
Nel mudra si nasconde l’occhio della saggezza e della verità di chi vide e interpretò ciò che vi era: il risveglio nel vedere l’invisibile e indivisibile. Questo è ciò che vi si è tramandato telepaticamente ed oggi vi si apre il cuore e la mente nel ufficializzare questo rituale che vi si esegue all’alba e al tramonto per il ringraziamento della luce divina.
Durante la luna piena, vi si contempla la polarizzazione del riflesso del sole che vi illuminerà per mezzo nella luna piena e nel suo mantra "M. Noi tutti la vediamo, è anche nel palmo della mano. Con ciò vi confermo che nell’Etere c’è, oltre il sapere, la saggezza per la realizzazione della contemplazione spirituale. In quanto noi tutti possiamo ammirare la verità pur staccandoci dal pc e dal telefonino.
Facciamo almeno 1 Mudra a luna piena e ricordatevi di me, io sono Emanuele e la M è tra le tue Mani.
La meditazione cibernetica pragmatica emozionale è un atto di autoguarigione spirituale. Ognuno di noi è come un frutto di un albero che deve maturare al fine di allineare le proprie energie. Ecco perché esistono tante vie che ho realizzato per voi. Immaginatevi metaforicamente come frutti che crescono con il passare del tempo, mentre lo spazio-tempo si manifesta nella realtà. La mia metodologia vi illuminerà ciclo dopo ciclo, spiegando il motivo della ciclicità lunare e del conto che dobbiamo fare per utilizzare ogni metodologia che ci arricchisca interiormente. Questa è la sincronicità delle nostre menti: ognuno è diverso nel vedere e nel pensare, ma tutti possiamo imparare qualcosa di nuovo e originale se non intrecciamo la realtà di chi cerca la propria strada. Il nostro scopo è giungere alla verità attraverso le 37 mensilità. Anche se le dita sono poche, i movimenti sono tanti. Se vogliamo essere felici e realizzare i nostri obiettivi, dobbiamo comprendere che lo spazio, come onda energetica, crea la realtà desiderata solo se pragmaticamente usiamo non solo il pensiero, ma anche il movimento del corpo, che è la ramificazione del cervello. Questo è il significato dell'antico detto: "mente sana in corpo sano". Oltre alle dita e alla mente, dobbiamo allenare il corpo attraverso i mestieri e acquisire conoscenza. È così che la saggezza si manifesta durante questa meditazione cibernetica.
Le immagini del Buddha di tutta la Thailandia seguono generalmente rigidi canoni iconografici ritrovati nei testi di arte buddista che risalgono al III sec.. Quasi sempre immutato è il codice che regola la posizione del corpo (asana) e la posizione delle mani (mudra). Esistono quattro posizioni basilari: il Buddha in piedi, il Buddha seduto, il Buddha che cammina e il Buddha sdraiato, di cui le prime tre associate alle attività quotidiane del Buddha (insegnamento, meditazione, offerta di un riparo ai discepoli), mentre la quarta agli ultimi momenti trascorsi sulla terra, quando raggiunse il nirvana. Queste posture si associano a posizioni di mani e piedi e creano i comportamenti (mudra) indicanti i temi basilari del Buddhismo. In questa immagine il Buddha in piedi con una mano alzata (abhaya mudra) simboleggia l'offerta di protezione del Buddha ai suoi seguaci, ovvero la rassicurazione.
Le origini esatte dei Mudra non sono note con certezza, poiché questa pratica è molto antica e si è evoluta nel corso dei secoli attraverso diverse culture e religioni.
Nella cultura indiana, i mudra sono utilizzati da secoli nella pratica di yoga, meditazione e ayurveda, e vengono spesso associati al sistema di chakra, ovvero i sette principali centri energetici del corpo umano. Si ritiene che i mudra possano attivare specifici chakra e canali energetici del corpo, favorendo così l'equilibrio e l'armonia tra corpo e mente.
Inoltre, i mudra sono presenti anche in altre culture e tradizioni religiose, come il buddismo e l'induismo, dove vengono utilizzati come gesti rituali e simbolici. Ad esempio, nel buddismo tibetano, i mudra sono utilizzati durante la meditazione per rappresentare i principali insegnamenti della religione.
In sintesi, le origini esatte dei mudra sono incerte, ma si pensa che siano una pratica antica che si è evoluta nel corso dei secoli attraverso diverse culture e religioni. I mudra sono particolarmente associati alla cultura indiana e alla tradizione yogica e ayurvedica, ma sono presenti anche in altre culture e tradizioni religiose
Secondo la fisiologia induista, tutti gli esseri viventi, in quanto tali, sono dotati di prana, la cui conservazione deriva dal corretto svolgimento di tutte le funzioni psicologiche, emotive e fisiologiche necessarie al mantenimento armonico dell'equilibrio interiore.
Il Pranayama (controllo ritmico del respiro) è il quarto stadio dello Yoga, secondo lo Yogasutra di Patañjali. Insieme a Pratyahara (ritiro della mente dagli oggetti dei sensi), questi due stati dello Yoga sono conosciuti come le ricerche interiori (antaranga sadhana) ed insegnano come controllare la respirazione e la mente, quale mezzo per liberare i sensi dalla schiavitù degli oggetti di desiderio. La parola Pranayama è formata da Prana (fiato, respiro, vita, energia, forza)
Kazuhiro Nakagawa, medico oculista, ha studiato in Giappone e negli Stati Uniti. Ha fondato ed è direttore del Vision Fitness Center a Tokyo. Da oltre vent’anni applica il suo metodo su migliaia di pazienti ottenendo risultati strepitosi.
Ma torniamo per un momento allo yoga. Si tratta di un sistema che si colloca nel vasto spettro della filosofia asiatica e si ritiene all’origine di buddismo e zen; contempla il pratyahara, ovvero l’ambito del controllo dei sensi, fondato essenzialmente sull’idea che, «quando si concentra e si dirige la propria consapevolezza, ne nasce una percezione». Come vedremo, il mio approccio unisce due tecniche diverse che mettono al lavoro sia la mente sia gli occhi.
Cominciamo, allora, senza ulteriori preamboli, il mio programma e imbarchiamoci nello straordinario viaggio che ha come destinazione una rinnovata capacità visiva.
È la mente a percepire le cose
Il recupero della vista parte innanzitutto dalla mente. Non bisogna arrendersi: farlo è come spegnere un interruttore nel cervello.
Ricordate: se siete convinti di poter vedere, allora vedrete! Il «potere del pensiero» susciterà quello visivo, perché è con la mente che si colgono le cose. Questa è una nozione acquisita dalla scienza medica odierna. Fate un piccolo esperimento che vi darà la riprova che la visione è, in realtà, un meccanismo mentale. Chiudete gli occhi: ecco, l’immagine che avevate davanti un attimo prima permane nella vostra mente!
L’errore più comune è appunto credere che siano gli occhi a compiere tutto il lavoro: in verità accade l’esatto contrario.
Falso: oggetto ? occhi ? cervello (Gli occhi vedono l’oggetto). Modello oggettivo/passivo.
Vero: mente ? occhi ? oggetto (La mente vede un oggetto attraverso gli occhi).
Modello soggettivo/attivo. Se la scienza medica ha acquisito una conoscenza teorica di come la mente (e, per estensione, il cervello in quanto «hardware») percepisce le cose, poco o nulla si sa di come sia possibile vedere mediante l’uso del cervello. La ricerca, infatti, tuttora tace riguardo al «software» mentale (le tecniche d’uso del cervello), anche in relazione al recupero della vista.
In questo libro tratterò il tema della mente come software oculare nel Capitolo 3, proponendovi le mie tecniche per gli occhi, e quello del software del cervello nel Capitolo 4, dove esporrò le mie tecniche mentali.
Arrendersi spegne il cervello
Porsi in un atteggiamento di rinuncia significa decretare la fine delle nostre speranze, ed è una strada che non dobbiamo mai percorrere.
Quando desistiamo da un proposito che ci sta a cuore, disattiviamo un circuito nel nostro cervello: quello della sicurezza di sé, dell’ambizione, che sono gli atteggiamenti mentali che ci spingono ad andare avanti. Così come il cibo è il nutrimento del corpo, i sogni lo sono per la mente; assimilare i propri sogni vuol dire comprendere il proprio scopo.
Nella società dell’informazione un «oggetto» diventa esso stesso notizia. Quando la vista diminuisce, si deteriora la nostra capacità di percepire il mondo in modo corretto e ciò innesca un processo di decadimento delle facoltà cerebrali che faticano a elaborare i segnali visivi; la mente viene così sottoalimentata e il cervello non riesce ad assorbire i «nutrienti» mentali. In simili condizioni, una persona è tentata di arrendersi e abbandonare i propri sogni, peggiorando notevolmente il proprio stato mentale e la qualità della propria vita.